“Mai dimenticare”, questo è quello che ci viene sempre detto e ammonito riguardo all’orrore dell’olocausto e alla persecuzione del popolo ebraico. E se oggi abbiamo elementi per ricordare, è anche grazie alle testimonianze e al duro lavoro introspettivo di chi è sopravvissuto, di chi non ha voluto che tutte le cose subite cadessero nell’oblio e, soprattutto, restassero impunite.
Simon Wiesenthal è uno di quei sopravvissuti che ha speso la sua vita nella ricerca ostinata di coloro che
avevano, pregni di un’ideologia razzista, massacrato milioni di ebrei e tolto a lui, così come a tantissimi altri, un pezzo della loro esistenza.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale moltissime persone preferivano voltarsi dall’altro lato e negare,
piuttosto che accettare, l’assurdità di quanto accaduto ad un intero popolo. Trovare i colpevoli, i gerarchi nazisti, protagonisti di questa malvagia pagina di storia in cui si riscontra “la banalità del male”, era fondamentale per svelare la triste verità al popolo in gran parte incredulo.
L’ attore Remo Girone interpreta Simon Wiesenthal, con uno splendido monologo andato in scena il 16 marzo al Teatro Comunale di Catanzaro, per la Stagione AMA Calabria. Wiesenthal, con le sue continue ricerche, animato da “sete di giustizia e non di vendetta”, collabora nella cattura di circa 1500 criminali nazisti al fine di sottoporli a processo. Tramite una scenografia particolareggiata, il pubblico si immerge nello studio di Wiesenthal, definito da lui stesso “il suo cervello”, colmo di scatoloni contenenti gli schedari dei criminali, di lettere, libri e foto.
Remo Girone magistralmente rende al pubblico l’insoddisfazione dell’ ex deportato, per non essere riuscito nell’intento di catturare molti più criminali di quanto abbia fatto.
Moltissimi gerarchi, autori di crimini efferati nei campi di concentramento, non furono mai processati o catturati, in quanto in gran numero fuggiti dall’Europa attraverso una rete di complicità internazionali riconducibili ad un’organizzazione segreta passata alla Storia come “operazione Odessa”.
In particolare il più grande rimpianto di Wiesenthal fu quello di non aver mai trovato Mengele, lo spietato medico ossessionato dalla razza ariana, che nel campo di concentramento di Aushwitz, venendo meno al giuramento d’Ippocrate, faceva esperimenti sui bambini, in particolare sui gemelli, portandoli tra mille sofferenze, alla morte . Ed è proprio grazie ad una lettera trovata in un libro scritta da una bambina che Wiesenthal ha iniziato la dura ricerca che ne ha caratterizzato la vita; la bambina nell’epistola chiedeva alle successive generazioni di non dimenticare. É proprio con una frase estratta dalla lettera che si conclude “Il cacciatore di nazisti. L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal”: “Non dimenticate, mi fido di voi, non dimenticate!”. Il monologo, spettacolo inserito nella stagione teatrale di AMA Calabria, per la regia di Giorgio Gallione è stato apprezzato dal pubblico che, con una standing ovation ha salutato il grande attore Remo Girone per la sua brillante interpretazione.
Luciana Fulginiti per Catà&Zaro – Young Energy